Racconto una storia
Com’è che si dice, fare di necessità virtù? Ecco, questo è proprio ciò che ho fatto io quando nel 2020 è scoppiata la pandemia di Covid.
Non che fosse l’aspetto peggiore di questo virus, né la preoccupazione maggiore, però insomma, immagina di essere uno che, come me, lavora con gli eventi, abituato ad avere un pubblico di fronte, e di ritrovarti da un giorno all’altro rinchiuso in casa, con tutti gli impegni cancellati o sospesi fino a non si sa quando. Capisci bene che è stata una bella doccia fredda.
A quel punto, potevo disperarmi oppure provare a rimboccarmi le maniche. O meglio, la voce!
Eh già, perché il mio principale “ferro del mestiere” è proprio la mia voce e a quel punto mi sono chiesto se e come potessi sfruttarla anche senza fare eventi.
Dopo qualche istante nella tipica posa da pensatore, ho notato sulla scrivania il computer di mia moglie (eh sì, ho anch’io la mia musa) e di colpo mi si è accesa una lampadina. Dovevo tornare alle origini per… fare un balzo nel futuro!
Tradotto, la mia carta da giocare contro il lockdown era il voice over.
Ora probabilmente ti starai chiedendo cos’è o chi è il voice over. Ebbene, il significato di voice over è proprio quello delle due parole inglesi che ne compongono il nome. Si tratta di mettere una voce, la mia voce in questo caso, sopra un contenuto multimediale, per esempio un video, per raccontare ciò che viene mostrato in quel contenuto. In pratica, si tratta di raccontare una storia dando voce, nel vero senso della parola, a delle immagini.
Immagini, mi raccomando, non persone, non stiamo parlando di doppiaggio, che è un altro mondo, di cui magari vi racconterò più avanti.
Ma torniamo a noi. Guardando il computer ho capito che durante i primi anni della mia carriera avevo imparato a fare voice over, salvo poi non sfruttare mai questa competenza, perché ho sempre preferito gli eventi live.
Però, ora che il live non si poteva più fare, il voice over diventava il mio piano b. Un ottimo piano b, per altro, perché mi dava la possibilità di immergermi in un mondo futuristico, in cui le possibilità paiono infinite, viste le moderne risorse che ci sono in ambito di grafica e video.
Come forse già sai se hai letto i precedenti articoli del blog, ho cominciato la mia carriera come animatore turistico per poi passare a fare il presentatore in radio. Ebbene, in entrambi i casi, anche se allora non ci facevo caso, stavo facendo, di fatto, del voice over. Ovvero, stavo utilizzando la mia voce per raccontare dei contenuti, delle storie.
E così, armato di strumentazione professionale (eh sì, ho avuto una buona scusa per fare un po’ di shopping online) e del computer di mia moglie, mi sono costruito un vero e proprio studio di registrazione casalingo. Da lì ho cominciato a prestare la mia voce a una vasta e variegata gamma di realtà professionali, dal gioielliere all’agenzia di moda, dalla scuola di lingue (faccio voice over anche en español!) ad aziende dei settori più disparati.
Ogni volta è una sfida, perché bisogna capire cosa il cliente vuole comunicare e come, scegliere il giusto tono e interpretare ogni volta una parte diversa. E poi bisogna stare nei tempi richiesti e fare in modo che la propria voce trovi il perfetto connubio col contenuto che andrà a raccontare.
Per me, poi, che sono un perfezionista ed ero abituato ad avere di fronte a me un pubblico che mi dava un feedback immediato e il ritmo dell’evento a spronarmi, all’inizio è stato veramente tosto, perché non ti nascondo che mi capitava di incepparmi e ricominciare da capo alla minima sbavatura.
Tuttavia, a sostenermi ho sempre avuto anni di esperienza sul campo e corsi di formazione professionale, nonché il costante desiderio di mettermi in gioco e fare ciò che amo di più: raccontare storie.
A proposito, non è che anche tu hai una storia da raccontare?